Mente umana...perfezione e fragilità.
di Dario Morello
Si, è proprio
vero, la mente umana è perfezione e fragilità.
Equilibri
tanto complessi ed efficienti, fragili ed instabili: un ecosistema fatto di meccanismi conservativi e protezionistici che riescono a velare la realtà senza
mai far distaccare l'uomo dal mondo esterno.
È questo quel
che penso. Come fare a credere diversamente mi chiedo.
Parlo per esperienza provata sia su di me che su persone a me care e vicine.
É brutto
parlare di “campionamento” in questi contesti, ma prendiamo in considerazione
la reazione della nostra mente quando essa stessa è esposta ad eventi dolorosi,
capaci di modificare l'affrontare della vita futura dell'individuo a cui
accadono.
Campione
numero UNO (Me).
7 settembre
2008: muore la persona che più mi assomiglia e mi comprende, “zia dadà”, mia
zia Daniela. Personalità solare, vulcanica e sempre sorridente, sensibile e di
polso al contempo, animo da poeta, suscettibile al mondo esterno ed ai
sentimenti cupi che si scontravano quasi a lottare con l' ilarità che la
contraddistingueva.
Ero legato a
lei come non mai, mi sentivo capito ed accettato anche perché criticato da
tutti per i difetti che con essa condividevo.
7 settembre
2008…una data che difficilmente scorderò.
Se devo essere
sincero, non mi capita di pensarci spesso…anzi posso dire quasi mai…e se ci
penso una volta, è
difficile che ci pensi subito dopo.
Sono arrivato
a pensare che il mio non pensarci non sia da attribuire ad una sorta di
menefreghismo dato dalla pienezza di impegni che caratterizzano la mia vita, ma
bensì ad un meccanismo protezionistico del mio cervello, che è stato posto in
essere per preservare me dal dolore lancinante che mi procura il pensiero della
sua assenza.
Una sorta di
rimozione, di insabbiamento di quel pensiero che fa così male.
”Ci si auto
impone di rassegnarsi all'accaduto e superarlo vivendo”.
Campione
numero DUE, Armando.
Ragazzo autistico
di 30 anni, cresciuto nell’amore profondo, nella costante presenza e nell'assoluto
ovattamento della realtà da parte della madre e della sorella maggiore. Assiduo
frequentatore della palestra di paese, dove mi alleno anch’io, e contesissimo
portiere di calcetto, Armando ha intorno a se rispetto ed è ben voluto da
tutti: una situazione sociale che lascia intendere un roseo benestare e una
costante serenità.
Ho preso
questo particolare profilo per illustrare un'altra caratteristica, o meglio, un
altro meccanismo di protezione mentale, che questa volta non si auto induce,
bensì è “aiutato ad entrare” nel “modus cogitandi” dell’individuo, processo che
solo una persona fidata può mettere in atto, in special modo quando si ha a che
fare con questi tipi di soggetti.
Parlo di quelle
cose che noi tutti diamo per scontate …ma che se vengono a mancare vanno a frammentare,
sgretolare, cambiare il modo di vedere della persona stessa.
La madre di Armando
viene a mancare per colpa di un tumore che non le dava pace ormai da una vita,
anzi, la illudeva di poter guarire nei periodi di stasi che vigliaccamente si
susseguivano, quasi come un grottesco tira e molla tra lei ed il male che la
stava consumando.
Armando,
qualche giorno dopo l’accaduto, torna in palestra come se nulla fosse accaduto,
con la solita attenzione e precisione maniacale che manifesta da sempre, ed
inizia gli allenamenti, proprio accanto a me: dopo un ora di attività, senza
proferir parola con nessuno, si avvicina ad un suo storico compagno d'allenamento,
che da anni lo conosce e nutre affetto nei suoi confronti, come se fosse uno di
famiglia, dicendogli, con tono squillante e deciso:
“Lo sapevi che
mamma è venuta a mancare? Porca miseriaccia! Ma tanto adesso sta bene perché è
in cielo ed è un angelo”.
La decisione e
la sicurezza con cui scandiva il discorso non lasciavano intendere nessun
cedimento: io, ed il resto delle persone che avevano ascoltato le parole del
ragazzo, eravamo allibiti…senza parole per la freddezza ed il distacco con cui
veniva trattato il delicato argomento, quasi come se non lo toccasse.
Qualche
secondo in ritardo, riflettendo sui toni di Armando, ero arrivato ad ipotizzare
che su di lui magari era stata esercitata, dalle persone a lui care, una vera e
propria “indottrinazione” fatta per non farlo stare male…pensai subito che il
lavoro di “plagio” a fin di bene, fatto su Armando, aveva un effetto da far
invidia al migliore “ipnotizzatore” sul mercato.
Mi sbagliavo.
Armando, come
tutti gli autistici, nonostante i progressi fatti, ha sempre avuto una
personalità introversa, non mostrando mai le sue vere emozioni, se non i casi
speciali.
Quel giorno era
un caso speciale…il dolore provato era così forte da riuscire a rompere le
barriere dell'autismo e della “ipnosi” compiuta su di lui.
Allontanandosi
dal suo storico compagno d’allenamento, si avvicinò a me…dicendomi, con una
mimica ed un trasporto mai mostrato prima:
“…ma proprio a me doveva capitare?”.
Dopo quest’ultima
esclamazione, tornò con naturalezza ai suoi esercizi, e come lui il resto della
palestra…io invece uscii fuori…e mi commossi per la confessione di dolore che
armando aveva appena fatto: ero davvero toccato da quello che era riuscito a
comunicarmi…e da li per l’intero giorno mille pensieri e riflessioni si
facevano largo nei meandri della mia testa.
Non riuscivo a
capacitarmi di come non ci siano “modi diversi” di provare dolore e che non
esistono ancora persone non in grado di soffrire e dispiacersi, a prescindere
dalla composizione culturale e mentale dei singoli individui.
Non si può
scegliere di non soffrire. Lo si fa e basta.
Questa è la
spiegazione che cerco di darmi a riguardo delle dinamiche con cui la mente
umana affronta i casi di dolore più acuti e strazianti…casi che quasi sempre
sopraggiungono quando si perde una persona cara.
Sono sempre
più affascinato ed incuriosito dalla struttura comportamentale dell'essere
umano: l'articolata e fitta rete mentale di ognuno di noi è paragonabile, a mio
avviso, ad un profondo abisso inesplorato…si può solo ipotizzare quanto
profondo sia e come si presenti davvero, ma la realtà è che questi sono
principi troppo complessi per poter essere compresi da noi semplici uomini, al
livello intellettuale odierno.
Forse un giorno…chissà…
DM - Dario Morello